Cari concittadini,
da alcune ore la mia posta elettronica è invasa da mail di protesta che mi chiedono aiuto e soluzioni immediate.
Ne pubblico una in forma anonima, ma vi assicuro che il tenore è identico a quello di tante altre.
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Caro amico,
spero tu voglia perdonare il mio anonimato, ma la delicatezza del momento e il contenuto di questa lettera mi impongono di non rivelare la mia identità perfino ad una persona fidata come te.
La nostra città vive una crisi senza precedenti che inevitabilmente si riflette sulle azioni di chi come me e altre decine di validi aspiranti politici ed amministratori si trova spiazzato, senza un faro a cui guardare in periodi di burrasca.
Diciannove persone sono state rinviate a giudizio dalla Procura di Catania per i fatti del presunto buco di bilancio comunale degli anni scorsi. Sindaco, dirigenti ed assessori dovranno passare attraverso le forche caudine dei diversi gradi di giudizio, subire processi veri e altri mediatici prima di venire ricompensati con la meritata prescrizione o derubricazione del reato in mero risarcimento sotto forma di qualche caffè e un paio di giardinetti pubblici.
Caro amico, hai idea del senso di frustrazione che pervade noi membri della neo costituita Associazione GIPONARGI (Giovani Politici Non Ancora Rinviati a Giudizio) di fronte all’ascesa politica e sociale dei colleghi inquisiti?
E’ a loro che ci ispiriamo nelle lunghe sedute primaverili della nostra scuola di formazione politica all’ombra di alberi di pistacchio o di aranceti carichi di frutti che mai nessuno coglierà.
E’ a loro che guardiamo, con un sentimento strano di emulazione ed invidia sociale per la rapida carriera che li attende, per non parlare di quelli che hanno già spiccato il volo verso incarichi che noi, finora, ci limitiamo a sognare.
Amico mio, voglio farti una confessione. Nel chiuso del mio bagno qualche volta faccio pensieri strani e con una mano mi sfioro; io solo dentro la stanza e tutto il bel mondo politico fuori.
Leggo le grandi imprese dei nostri amici indagati e non posso fare a meno di ricercare un piacere che possa solo in minima parte placare il mio desiderio di trovarmi al loro posto.
Amici indagati premiati con mesi di anticipo con incarichi governativi, consulenze importanti, candidati alle imminenti amministrative, comodamente seduti a Palermo.
Lo voglio anche io. Lo desidero.
Voglio un avviso di garanzia.
Voglio una turbativa d’asta.
Voglio un falso in atto pubblico.
Voglio un’appropriazione indebita.
Voglio un’accusa di peculato.
Voglio l’orgasmo di un avviso di garanzia, il fascino del miglior avvocato difensore, i risolini invidiosi della società civile, le telefonate di conforto degli amici di partito a cui seguiranno nuovi e più prestigiosi incarichi.
Caro amico, dall’alto del tuo ruolo istituzionale hai l’enorme responsabilità di dover accontentare diverse istanze. Pensa anche a noi, pensa al futuro della città e alla nuova classe dirigente chiamata ad amministrare la cosa pubblica. E’ questo che la base ti chiede.
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Caro amico giovane politico,
a te e a tutti i tuoi colleghi rispondo sinteticamente con un proverbio delle nostre parti:
Caliti juncu ca passa a china!